In sanscrito si chiama maitrī, mentre nella lingua pāli si scrive e si dice mettā.
In Occidente parliamo, molto più semplicemente, di gentilezza amorevole,
un termine che racchiude alla perfezione quello che è uno dei capisaldi della
tradizione buddista. Ma di cosa si tratta, per la precisione? A prescindere da
come la si chiami, siamo alle prese con una pratica di meditazione il cui fine
ultimo è quello di sviluppare la compassione. Non è un concetto
semplice, anzi. Proveremo tuttavia a scavare a fondo nel suo significato più
tradizionale e a trasmettervi, nei limiti del possibile, quanto possa essere
importante, nella vita di tutti i giorni, quella che ad oggi è una dote assai
rara e spesso sottovalutata: la gentilezza.
Iniziamo col dire che la mettā, ossia la cosiddetta meditazione della
gentilezza amorevole, è il mezzo attraverso il quale si può riuscire
nell’intento di coltivare l’amore e la gentilezza nelle loro forme più pure.
Forme che esulano dal mero interesse, di qualunque genere esso sia, ma che sono
fini a se stesse. Se la shinay allena la mente alla calma e al self-control e
la meditazione analitica insegna ad avere maggiore consapevolezza di se stessi
e della propria mente, la mettā favorisce il naturale sviluppo della
benevolenza e dell’amore incondizionato. Ma cosa trasmette a quanti la
praticano? Semplice: che un gesto gentile, fosse anche isolato, può cambiare il
mondo intero ed espandersi a macchia d’olio in ogni dove.
Le origini della mettā
Prima di entrare nel merito del potere della gentilezza nella vita quotidiana, proviamo a capire dove affondi le sue radici il termine mettā: la sua traduzione letterale, come già detto, è gentilezza amorevole e si tratta, a ben vedere, di uno dei concetti più importanti della filosofia buddista. È, per la precisione, uno dei Quattro Immisurabili, una virtù che è alla base di uno stato meditativo e che, se ben praticata, è in grado di contrastare completamente tutta la negatività che spesso è generata dai nostri pensieri. La mettā ci aiuta a svincolarci da quegli stati d’animo che possono rivelarsi controproducenti, spingendoci così ad essere gentili nei confronti di tutti gli esseri umani che popolano la nostra stessa terra. In questa definizione trova spazio, seppur sottaciuto, l’acerrimo nemico di mettā, ossia l’odio. Quello stato mentale, cioè, che è completamente opposto alla gentilezza amorevole e che ci distrae dall’importanza dei piccoli gesti gentili che ogni giorno dovremmo essere nelle condizioni di mettere in atto.
I benefici della Gentilezza Amorevole
Sarebbe più che lecito chiedersi, a questo punto, quali siano i benefici primari di mettā, non fosse altro per capire come mai essa sia così radicata nella filosofia buddista. La gentilezza amorevole, dicevamo, è amore incondizionato e purissimo, praticato con saggezza ed inclusivo con tutti. Le sue due caratteristiche principali sono, in quanto tali, l’assenza di condizioni e l’assenza di aspettative. Nel primo caso è chiaro che la mettā non abbia nulla a che fare né con i meriti e né con la sfera familiare: non si è gentili solo con la mamma o con il papà, oppure con quanti possano esserci potenzialmente d’aiuto in un secondo momento, ma lo si è sempre e in qualunque contesto, con chiunque; quanto all’assenza di aspettative, è ovvio che non ci si debba aspettare nulla in cambio solo perché si è stati gentili, onde evitare che vengano a mancare le basi primordiali del potere della gentilezza. Non si ama e non si dà solo perché si spera di ottenere qualcosa in cambio, altrimenti mettā perderebbe di ogni significato. Detto così, quello della gentilezza amorevole potrebbe sembrare quasi un concetto utopico, eppure non lo è affatto: non è contrario alla natura umana ma, anzi, è insito in ogni singolo essere umano. Ed è per questo motivo che dovremmo praticare questa singolarissima forma di meditazione: per risvegliare ciò che arde sotto la cenere e per riportare in superficie una dote che, sulla scorta di pensieri negativi e pressing della società, tende spesso ad essere relegata in un angolo in attesa di tempi migliori.
Mettā: istruzioni per l’uso
Ma cosa bisogna fare per imparare l’arte della meditazione della gentilezza amorevole? Il primo step non coinvolge nessun altro all’infuori di noi stessi: dobbiamo semplicemente imparare ad amarci a prescindere da tutto, accettando con consapevolezza il nostro Io più profondo. Si dice spesso che gli uomini che non amano se stessi non possono amare terze persone e, in effetti, è proprio così. Solo imparando ad amarci in modo condizionato potremo iniziare a toccare con mano tutti i vantaggi di questa meditazione. Fatto ciò, la strada sarà tutta in discesa: includere più persone possibile nella sfera della nostra gentilezza amorevole sarà semplice e, in breve tempo, avremo imparato ad amare tutte le cose viventi. Sempre a patto, ovviamente, che si segua il processo meditativo alla lettera, senza mai trascurare neppur uno degli imprescindibili step che lo compongono. S’inizia abbattendo tutte le barriere che, consapevolmente o meno, ci separano dal nostro Io più profondo; dopodiché continuiamo spostando la nostra attenzione sul resto del mondo. Per toccare il punto più alto dell’esperienza mettā sarà necessario assumere una postura che sia estremamente confortevole: è condizione necessaria, per chi la pratica, sentirsi bene e comodi, ragion per cui la posizione assunta riveste un ruolo di primissimo piano. La posizione del mezzo loto è, in questo senso, perfetta. L’attenzione dev’essere focalizzata verso la zona che rappresenta idealmente il plesso solare, ossia quella del petto.
S’inizia inspirando ed espirando profondamente e mantenendo alta la concentrazione su quella zona, come se in qualche modo fosse possibile incanalare l’aria al centro del cuore e come se, al tempo stesso, la si potesse purificare. La consapevolezza, in quella fase, dovrà quindi concentrarsi attorno al cuore. Il momento clou sarà quello in cui, dopo aver inspirato ed espirato a lungo, non si avvertirà una sorta di calore al centro del petto. Sarà allora che dovremo fare un ulteriore sforzo ed indirizzare quel calore verso il corpo e la mente, abbattendo tutte le barriere che, in qualche modo, c’impediscono di lasciarci andare completamente alle travolgenti emozioni che solo l’amore ci può e ci sa dare. Via i blocchi emotivi e i pregiudizi: tutte le catene che imbrigliano la tua mente potranno essere abbattute solo con l’energia che hai appena incanalato nel tuo cuore e, finalmente, avrai la possibilità di sprigionare liberamente tutto il tuo amore. C’è un’altra cosa da fare ancora: sorridere nel momento in cui il calore s’irradia nel tuo petto, come a voler canalizzare ancor più energia.
A questo punto, mentre continui a inspirare ed espirare, ripeti a bassa voce, o comunque nella tua testa, una delle frasi previste dalla mettā: frasi ovviamente cariche di ottimismo e incentrate sul concetto della gentilezza amorevole, qualcosa del tipo “Possa io liberarmi dalle catene mentali”, “Possa io vivere in pace e con gioia per il resto dei miei giorni” e così via. Questo mantra dovrà essere ripetuto sino a che non ci si sentirà pieni d’amore verso se stessi. Dopodiché sarà tempo di dare spazio, nella propria testa, all’immagine di una persona che ci ispira sensazioni positive e verso la quale vorremmo canalizzare la nostra gentilezza amorevole. Quasi certamente metteremo a fuoco una persona che è per noi un punto di riferimento di vitale importanza, magari un mentore, oppure un anziano piuttosto saggio, ma anche un benefattore. Qualcuno, insomma, nei confronti del quale nutriamo un rispetto incondizionato e al quale dovremo augurare, durante la successiva fase della meditazione, la totale libertà dalle catene mentali e dai sentimenti negativi che spesso e volentieri dominano in questo mondo.
Pensa, adesso, ad un caro amico, ad un parente, a chiunque sia degno di ricevere la tua benevolenza: ripeti una nuova frase “liberatoria” che abbia questa persona come soggetto e fai in modo che, con la respirazione, la tua energia possa fuoriuscire e tramutarsi in amore. Il prossimo soggetto al quale dovrai pensare è neutrale, nel senso che non t’ispiri né sentimenti negativi e né positivi. Auguragli protezione e benessere. C’è un’ultima persona alla quale dovrai rivolgere i tuoi pensieri per concludere il cerchio della mettā: qualcuno nei confronti del quale provi risentimento o addirittura ostilità, magari perché ti ha causato un torto. Concentrati più che puoi sul calore che il tuo cuore sta sprigionando e ripeti ininterrottamente un frase carica di ottimismo che lo abbia come protagonista. Probabilmente potresti riscontrare qualche difficoltà nel farlo, ma sforzati di farlo. Se non riesci, ricomincia daccapo: visualizza nuovamente il mentore e ritenta, fino a quando non proverai gentilezza amorevole anche verso questa persona. Quando ci sarai riuscito, ti sentirai finalmente libero e felice: avrai il cuore e la mente leggeri e il corpo, provare per credere, sarà lo scrigno di un’energia pura e fortissia che ti farà sentire vivo come non mai.
Possano tutti gli esseri viventi esseri liberi e felici
Sarai finalmente pronto, al termine di questa meditazione, ad irradiare la tua gentilezza amorevole in giro per il mondo, contaminando tutti gli esseri viventi e dando prova di come la meditazione possa cambiare la vita degli umani. Perché la mettā, in fondo, è proprio questo: un mezzo, un canale da percorrere per raggiungere un obiettivo di vitale importanza, ossia una vita all’insegna della gioia, della salute, della sicurezza, della consapevolezza e dell’amore in tutte le sue forme, verso se stessi e verso gli altri. E la frase conclusiva che dovrai ripetere al termine di ogni ciclo di meditazione, dovrà essere questa: “Possano tutti gli individui essere felici e liberi”. Felice e libero come ti senti tu, ora che sei riuscito nell’impresa di trasformare la tua energia vitale in un carico di gentilezza amorevole da dispensare sia a quanti se lo meritano che a quanti, invece, non hanno saputo guadagnarsela.
Meditazione audio
Se vuoi sperimentare la Gentilezza Amorevole a questo indirizzo trovi una meditazione audio registrata per te da Antonio. Buona meditazione https://www.spreaker.com/user/11880448/gentilezza-amorevole-verso-se-stessi